Le autorità della Provincia di Trento, guidate dall'Arcivescovo, Monsignor Carlo de Ferrari, insieme al Vescovo Ausiliare, Monsignor Rauzi e al Responsabile del progetto, l'avvocato Riccardo Rosa, hanno avuto cura di dare un senso storico all'evento, cogliendolo nelle immagini dei viaggiatori davanti al portone del Palazzo del Governo, nella stazione e sporgendosi dal finestrino del convoglio che li avrebbe trasferiti a Genova. La stampa locale si è occupata di registrare il momento in cui il prelato ha trasferito il suo spirito e la sua fiducia al più anziano dei viaggiatori, Silvestro Paris, che ha lasciato la sua terra per seguire i suoi figli. Anche dalla benedizione generale emerge il carattere del trentino che, forte nelle avversità e nel lavoro, è estremamente sensibile quando si tratta di sentimenti familiari.
Tutto ciò, individualmente e collettivamente, è rimasto nella memoria di ogni famiglia, documentato dal testo del rapporto che mesi dopo, Maria Perazzoli, assistente sociale che viaggiava con loro, consegnò al governo, con l’incarico di sovrintendere a tutte le comunicazioni provenienti da quelli che sarebbero stati i nuovi abitanti del Vega Sur.
Il viaggio da Trento a Genova, percorso in poche ore, ha segnato l'inizio di una serie di nuove e sorprendenti esperienze, poiché la totalità dei coloni, per generazioni vissute in piccoli borghi di montagna, si è vista arrivare in una grande città, dove sono rimasti tre giorni, in attesa della motonave Americo Vespucci, che arrivava dai porti del sud. Tutti furono ospitati nel Centro Emigrazione, che era dello stato ed in funzione sin dalla grande immigrazione italiana di inizio secolo.
Genova
Il Vespucci faceva parte di una serie di eleganti navi appositamente realizzate per le navigazioni transoceaniche, una linea di navigazione guidata dall'Andrea Doria, che era stata destinata a trasportare il passaggio in varie parti delle Americhe. Operazione che fu svolta dopo la fine della guerra e fino a dopo il 1960. Con la motonave Americo Vespucci, ed altre simili che portavano nomi di illustri navigatori e scopritori come Marco Polo e Antoniotto Usodimare, si sarebbero trasferiti da Genova a Coquimbo. Da li i Trentini sarebbero poi giunti a San Ramon, El Mirador e La Rinconada; e anche Valparaiso per chi è andato a San Manuel. La spedizione, effettuata senza problemi, li ha messi in contatto con altri gruppi di migranti, principalmente napoletani, che in quello stesso viaggio si sono recati al porto di La Guaira, per essere accolti in Venezuela.
Il collegamento con il Cile è stato effettuato attraverso il Canale di Panama, in un viaggio durato 30 giorni. Durante questo periodo, tutti i passeggeri sono stati sottoposti a programmi di attività ricreative che hanno coinvolto in egual modo i viaggiatori di diverse classi in cui sono divisi i ponti della nave.
Non fu minore il lavoro di occuparsi delle inquietudini dei bambini, la cui vita a bordo si riempie di avventure ed esperienze divertenti, soprattutto quando hanno dovuto affrontare porti caraibici e attraversare il canale di Panama; mentre per gli adulti l’impatto più sconvolgente fu con la costa cilena, ad Antofagasta, primo segno di una territorio assolutamente diverso da quanto ci si immaginava e si vedeva nella pubblicità, che dipingeva la terra come una terra rigogliosa, dove il mais cresceva alto due metri e le sue pannocchie erano gigantesche.
Foto Archivio Museo storico Trento
L'arrivo al porto di Coquimbo ha lasciato un altro segno che mescola sgomento e sorpresa. Delusione perché il panorama finale segnava un cambiamento totale rispetto alla natura a cui erano abituati. Dalle loro montagne, ricche di foreste e cascate d’acqua, sono stati portati in un territorio arido e piatto. E sorpresa perché la nave, facendo un'eccezione nella sua navigazione, è entrata nell’insenatura di Coquimbo il giorno 19 maggio, nientemeno per essere ricevuta dal Presidente della Repubblica, dall'Ambasciatore d'Italia e da numerose personalità. Inoltre per soddisfare l'aspettativa che si era creata nelle città di Coquimbo e La Serena, li attendeva in banchina un numero importante di pubblico, attratto dallo sbarco, che doveva essere fatto su chiatte perché i lavori del il molo non erano ancora completati.
Tutti volevano esprimere loro un sentimento amichevole di benvenuto.
Questo sentimento amichevole delle autorità e della comunità è testimoniato dal telegramma inviato dalla Compagnia de Navigazione "Italia" - a cui apparteneva l’ Amerigo Vespucci - alla Giunta Regionale: Motonave "Vespucci" arrivata Coquimbo giorno 19, ore 12, coloni trentini e bagaglio sbarcati prime ore pomeriggio massima regolarità, Presenza del Presidente Repubblica Cile e di entrambe l'Italia. Immigranti ricevuti festosamente da alte autorità cilene governo e province, nonchè popolazione locale ... "
Tra gli atti del protocollo, era prevista un'altra sequenza di fotografie, e dopo aver messo piede a terra, i viaggiatori iniziarono a salire sui camion messi a disposizione dall'Esercito per portarli alle nuove case, che segnalavano con un grande cartello col numero che corrispondeva ad ogni lotto, assegnato e accettato prima di partire. Il trasporto dei propri averi e degli oggetti personali è stata resa semplice grazie al fatto che a Trento avevano fatto grandi casse e bauli dove portavano le cose più care e preziose di ogni famiglia e ciò che consideravano indispensabile nella vita e per la casa.
Poiché nessuno dei coloni parlava spagnolo, la Congregazione religiosa Barnabita, che aveva rilevato il Seminario di La Serena, distribuì i suoi membri per riceverli in ogni proprietà, occupandosi di tutte le richieste e preoccupazioni, un'abitudine che - come si vedrà in seguito - si allungò nel tempo, sempre con felici risultati. Allo stesso modo, una famiglia cilena è stata assegnata ad ogni famiglia italiana, per farle da guida. Da questo rapporto, sono emerse amicizie che durarono nel tempo……
Firme dei Capi famiglia arrivati a La Serena il 19 maggio 1951. Foto tratte dall’Archivio della Scuola Alcide De Gasperi de La Serena
Stefano Rizzoli indica l’ esatto punto d’attracco del barcone che lo portò in Cile il 19 maggio 1951, 70 ANNI FA
Testo tradotto dal libro “Trentinos Largo Surco Hacia un destino”